Eccellenti proprietà meccaniche e ottiche, resistenti della saldatura e alla perforazione, antifog, mono o multistrato, pratici, leggeri, adatti al congelamento così come alla cottura in microonde, richiudibili: gli imballaggi flessibili la fanno da padrone nel settore alimentare.
Per i prodotti alimentari, food e beverage, gli imballaggi flessibili coprono buona parte del mercato del packaging, circa il 90%. Si va dal sacchetto in poliaccoppiato tipico delle patatine o delle moltitudini di snack alle buste per i cereali o il caffè, al confezionamento di salumi e formaggi, dallo squeezable richiudibile dei succhi di frutta agli incarti per i dolci e così via. I settori alimentari che più utilizzano imballaggi flessibili sono quello dei prodotti da forno e della pasta, soprattutto grazie al maggior consumo di paste fresche industriali e surgelate, seguiti da latte e derivati (formaggi, soprattutto i porzionati e i preconfezionati, yogurt, burro). L’aumento delle vendite dei salumi porzionati e preconfezionati dalle industrie o confezionati direttamente presso la distribuzione moderna, e delle carni trasformate, ha dato una spinta ulteriore all’utilizzo di imballaggi flessibili. Molto impiegati anche nel settore dei surgelati, nei prodotti di IV gamma e piatti pronti, e quando necessita l’atmosfera protettiva. L’imballaggio in poliaccoppiato flessibile mostra buoni tassi di crescita per le conserve di legumi, i derivati del pomodoro per il canale horeca, le salse e dai prodotti ittici che provengono dai centri di acquacoltura. Le tipologie sono molteplici: pellicole da imballaggio in plastica, borse e sacchi in plastica, film termoretraibili ed estensibili in plastica, etichette di carta, imballaggi in carta e in alluminio. Il loro ampio utilizzo di deve alla comodità di trasporto, alla capacità di proteggere gli alimenti in essi contenuti, all’attrattiva e all’impatto visivo che la stampa moderna (rotocalco e flessografia) riesce a dare a queste confezioni. Lo sviluppo ulteriore del mercato degli imballaggi flessibili dipenderà molto dalla crescita di alimenti quali piatti pronti, monodose, surgelati e IV gamma. Il fatturato delle aziende italiane che producono imballaggi flessibili negli ultimi anni ha fatto registrare trend di crescita, soprattutto grazie alle esportazioni verso gli Stati Uniti e Paesi europei extra UE. Un’ulteriore spinta potrà essere data da mercati quali Africa e Cina, dove ci sono ancora grandi margini di penetrazione, a differenza dl mercato italiano e comunitario considerato maturo. All’interno della UE i due Paesi maggiori utilizzatori di imballaggi flessibili sono la Germania e la Francia. Da noi lo sviluppo potrà essere favorito solo dalla discesa degli altri imballaggi e dall’affermarsi di moderni stili di vita dei consumatori single e delle famiglie poco numerose. Un settore comunque molto interessante, come conferma anche uno studio di Ceresana, società di ricerche di mercato, che prevede che il mercato europeo degli imballaggi e materiali flessibili sarà di circa 19,2 milioni di tonnellate nel 2021. In particolare sembrano essere le buste stand-up il segmento a maggiore crescita e che sta subentrando a quello delle lattine metalliche e dei contenitori di plastica rigida.
Attenzione all’ambiente
A molteplici tipi di imballaggio (film da imballaggio in plastica, borse e sacchi in plastica, film in plastica termoretraibili ed estensibili, etichette in carta, ecc), corrispondono altrettante tipologie di materiali: polietilene (PE), polipropilene (PP), polietilene tereftalato (PET), polivinilcloruro (PVC), altre materie plastiche, carta e alluminio. La scelta di utilizzare materiali a singolo o a multiplo strato è strettamente correlata alle caratteristiche dell’alimento da contenere e alla shelf life che devono garantire. Molte le caratteristiche che fanno scegliere alle aziende alimentari gli imballaggi flessibili, che strizzano l’occhi all’ambiente, grazie al risparmio di materie prime. Gli imballaggi flessibili sono caratterizzati dalla leggerezza sia che si tratti di film da bobina, metallizzato o poliaccoppiato. Negli anni il peso degli imballaggi flessibili è diminuito a parità di prestazioni. Diminuzione dovuta al diverso peso dei materiali utilizzati e alla nuove tecniche di fabbricazione. Il foglio di alluminio in molti casi è stato sostituito dalla metallizzazione dei film plastici. Anche carta e cartoncino sono in diminuzione, sostituite dai film plastici, dati dall’accoppiamento di polimeri, in costante crescita. Anche all’interno dei materiali plastici, il ricorso a film barriera, porta inevitabilmente alla riduzione degli strati o dello spessore dei film utilizzati. Un occhio all’ambiente anche con la sostituzione, quando possibile, di materiali non riciclabili a favore di materiali alternativi come quelli biodegradabili, compostabili (PLA) e film oxodegradabili. Tutti accorgimenti che consentono un’ulteriore diminuzione dello spessore senza intaccare la resistenza dell’imballaggio ad agenti esterni. L’ingombro ridotto consente un notevole risparmio energetico e una maggiore semplicità dei trasporti. La richiudibilità di molte confezioni flessibili diminuisce gli sprechi alimentari a cui i consumatori, sia per una questione economica che ambientale, sono sempre più attenti. Sul fronte ambientale, la questione riciclaggio è da migliorare, rispetto a materiali quali carta o vetro. Sono state proposte soluzioni per utilizzare gli imballaggi flessibili per la termovalorizzazione, ad esempio per la generazione di calore, il riscaldamento dell’acqua o la produzione di energia elettrica.